WILSON BENESCH A.C.T. ONE

Grazie a questo sito, il cui scopo è solo quello di condividere le esperienze fatte in questo campo, spesso, incontro virtualmente tanti appassionati che nel complimentarsi per quello che ho messo in rete, mi deliziano con le loro esperienze, i loro racconti e a volte anche con la profonda conoscenza di questo o di quell'argomento piuttosto che di questo o quell'apparecchio. 

Per me, oltre che motivo di gioia, sapere che qualcuno per caso ha trovato interessante il mo sito, è soprattutto motivo di crescita questo continuo confronto con persone che, il più delle volte, ne sanno molto più di me ed io sono una spugna, cerco di apprendere il più possibile per poi metterlo a disposizione di tutti, come in questo caso.

Tra queste persone c'è l'amico Roberto che mi ha scritto di recente per altri argomenti e nel colloquiare lungamente (via email e whatsapp) mi ha parlato della sua passione per i giradischi inglesi di un determinato periodo.

Così insieme abbiamo deciso di mettere in rete questa recensione che descrive la sua storia con questo particolarissimo e raro giradischi del quale ci racconterà tutto quello che sa al riguardo, essendo lui, come detto, un esperto ed appassionato di giradischi inglesi.

Passo dunque la parola alle sue considerazioni personali ed alla storia del Wilson Benesch ACT 1.

La storia raccontata dall'amico Roberto:

 

Il Wilson Benesch ACT1 nacque, in soli 500 esemplari, verso la fine degli anni 80.  La Wilson Benesch ricevette pure delle sovvenzioni dallo Stato Inglese  per l'impiego delle fibre di carbonio utilizzate sia per la realizzazione del braccio che sul subchassis.

In breve tempo divenne il giradischi di riferimento della rivista HiFi news, che raccomandavano una dieta parsimoniosa pur di raggiungere la cifra per l'acquisto. (costava non moltissimo più del Linn LP 12, ma l'ammontare si faceva sentire). Dicevano che non aveva molto da invidiare a un Versa Dynamic che all'epoca costava forse quattro volte tanto .

Forse quello che mi incuriosi di più all'epoca era la sua elusività.

Alcune riviste sostenevano che il giradischi era di concezione tradizionale a 3 molle, altri a 5  e altri a 7 molle. 

Il fatto che molte riviste definivano il suono di questo giradischi di tipo "valvolare", altre lo ritenevano troppo compassato, altre lo ritenevano invece l'unico modo per riscoprire i dettagli celati all'interno di una collezione di dischi assieme alle incertezze di carattere tecnico (numero imprecisato di molle) finirono per alimentare la mia curiosità a dismisura . 

All'inizio degli anni 2000 quando il giradischi non era già più in produzione qualche blogger di giradischi dichiarò che era l'unico sistema che riusciva a riprodurre il pianoforte su disco in modo credibile.

A tal proposito un musicista in pensione americano si spostò addirittura in Canada per acquistare uno fra i pochi esemplari ancora disponibili.

A questo punto la febbre della curiosità salì a livelli patologici.

Quindi mi misi alla ricerca dell'unica cura che funziona con l'appassionato. 

Quando nel 2009 trovai su internet un negozio di HongKong che ne offriva uno usato, non esitai un secondo per acquistarlo.

Quando arrivò scoprii il mistero delle molle.

In realtà era dotato di tre molle caricate in compressione e altre tre molle di dimensioni ridotte 5 mm circa che controllavano il sub-chassis leggerissimo in fibra di carbonio,  lavorando in opposizione alle molle principali.

In più c'era un molla trasversale che controllava sul piano orizzontale piccolissime traslazioni del sub-chassis legate soprattutto secondo me alle forze esercitate dal motore a puleggia (isolato pure lui  mediante l'ausilio di ulteriori sei molle).

Era in buone condizioni ma ho dovuto fare un lavoro di revisione accurata prima di farlo funzionare come si deve e capire alcune "forzature del progettista" che non vengono trattate dagli scarni manuali messi a disposizione dalla Wilson Benesch.

Il braccio è pure abbastanza complicato da mettere a punto. 

Ha una musicalità tutta sua.

Il contrasto dinamico e la velocità degli attacchi è sorprendente.

In certi dischi anche con un amplificazione contenuta i timpani irrompono impaurendo l'ascoltatore.

Il sistema mettendo molto ordine nella riproduzione delle corrette dinamiche di uno strumento fa sovrastare la potenza di alcuni strumenti possenti come il timpano, su altri più esili.

Questa caratteristica come pure una disposizione mai sfuocata e oleografica dei musicisti è abbastanza peculiare.

Secondo me è proprio la molla trasversale che quando viene calibrata mette ordine all'interno della scena sonora.

Infatti tale molla elimina ogni oscillazione laterale del sistema che apparentemente non si nota visivamente,  ma si fa molto sentire.

Comunque anche il sistema piatto contro-piatto e molto leggero quindi si sono dovuti rivedere progetti già funzionali che prevedevano l'impiego di masse consistenti.

Piatto e contro-piatto peseranno metà circa del piatto LINN per intenderci. 

Quante molle aveva infine il più bello del reame?

Con la scorta di tutte le foto e se si può delle recensioni pubblicate all'epoca si fa luce piena luce sul mistero.

Infatti qualche rivista inglese sosteneva che il giradischi aveva cinque molle. In realtà esisteva un altro giradischi scozzese che si chiamava "MRM the source".

Un giradischi che all'epoca costava il 50/60 *100 in più del Linn.

Un giradischi sfortunatissimo. Nato in cantina. 

Il costruttore viveva a casa con un Linn e un Oracle e nel suolo progetto volle raccogliere il meglio delle due produzioni in un unico progetto.

Impiegò un motore in continua usato nei registratori Harman Kardon. Contrariamente al Linn il sistema consentiva (grazie alle cinque molle) l'impiego anche di bracci pesantissimi. 

Io ci ho montato un Mission Mechanic e un Zeta.

Il progettista fu veramente sfortunato, morì di infarto, stando a quanto dicono gli amici, a causa di problemi famigliari e nell' intento di ricercare risorse per mandare avanti i suoi progetti.....

 Devo aggiungere che la storia di questo MRM e del suo leggendario partner il costruttore del braccio Odissey è stata un ulteriore molla  che mi ha spinto a cercare questo giradischi.

Non sono stato per niente deluso, ma anche qui un mezzo lavoraccio per farlo andare al meglio, ma questa è un altra storia......

A seguire la realizzazione del relativo supporto, costruito dall'amico Roberto copiando le specifiche di quello originale dedicato al Wilson Benesch ACT 1:

TO BE CONTINUED.....