JBL STUDIO 580

Recensione a cura dell'amico Enrico (assolutamente da leggere!!)

Precisando che non mi reputo competente ne tanto meno preparato adeguatamente per recensire un prodotto hi-end l'esercizio che farò sarà estremante limitato all'aspetto sensazionale e ludico. Ad oggi rodaggio dei diffusori è quasi giunto al termine.

Cronistoria e scelta del diffusore: la necessità di avere un sistema di riproduzione audio più fedele possibile alla realtà “live” l'ho sentita fin da piccolo per osmosi familiare e giocoforza per il brodo primordiale in cui sono cresciuto. Girovagando ed ascoltando svariati diffusori per negozi sono giunto alla scelta finale delle JBL studio 580 considerando principalmente l’ottimo rapporto qualità prezzo. Chi vi scrive è per l’alta fedeltà "a portata di portafoglio”. Ovvero ritenendolo pur sempre un hobby, andare oltre nella spesa per ottenere prestazioni eccelse risulterebbe troppo facile. Quindi a mio avviso predisporre un buon impianto "suonante" con una cifra rispettabile ed onestà è cosa più difficile. I marchi da me tenuti in considerazione erano stati principalmente cinque: Snell, Martin Logan, Focal, JBL e ProAc.

Spinto ed incuriosito non solo dalle recensioni entusiasmanti della stampa specializzata ma anche proprio da una prova d’ascolto "spiazzante" costatati che quei diffusori potevano fare al caso mio.

Caratteristiche e design: le JBL studio 580 come riferisce il gruppo HARMAN sono state concepite negli Stati Uniti d'America dal rinomato ingegnere Greg Timbers (progettista di molti modelli di punta di JBL come le Everest, K2 e altri modelli storici come le 4330/31, 4332/4333, 4340/4341, L200B e L300, L250Ti - fonte: http://www.audioheritage.org/html/people/timbers.htm) e prodotte nella Repubblica Popolare Cinese. I diffusori sono di colore nero e si presentano con una pianta trapezoidale. La configurazione è a 2-1/2 vie. Utilizzano un driver di 25mm in neodimio e diaframma Teonex a compressione di direzionalità costante con caricamento a tromba Bi-Radial. Questa particolare tecnologia, alla base della serie studio 5, viene illustrata in un tutorial reperito su youtube (fonte: http://www.youtube.com/watch?v=7DLlj23QiYw). In questo video si parla del cosiddetto effetto “ombrello” che il driver delle alte frequenze riesce a ricreare e che ho potuto riscontrare personalmente. Questo non influisce e non dona un carattere “interpretativo” e non neutrale al diffusore ma bensì è atto a contribuire, garantendo la massima dimensionalità, alla riproduzione della scena che si crea dinnanzi all’ascoltatore. Per quanto riguarda le frequenze medie e basse i diffusori hanno due woofer con cestello in alluminio da 165mm che adottano una tecnologia denominata PolyPlas. Nella parte posteriore sono presenti due coppie di morsetti con funzionalità bi-wiring placcati in oro ed il tubo di accordo posteriore che estende la risposta dei bassi. La risposta in frequenza a (-6db) è 40Hz - 40kHz (-6dB), l’impedenza nominale è 6 ohms, la sensibilità (2.83V @1m) 90 dB e la frequenza del crossover è di 1.5kHz. Le dimensioni sono: altezza 1069mm, larghezza 250mm e profondità 348mm per 22.2kg di peso. Il materiale che compone le torri è l’MDF da 19mm.


Configurazione dell'impianto e disposizione: l’impianto da me predisposto è composto da un finale vintage Quad 303 del 1968 da 40watt per canale. Un pre-amplificatore Adcom GFP-555 II, un lettore CD Rotel - RCD08 (convertitore Burr Brown), un DAC Arcam rPAC (convertitore TI PCM5102), Apple iMac’27 con iTunes ed Audirvana Plus, formato dei files audio FLAC e ALAC da 16bit 44,100khz fino a 24bit e 96,000khz, cavi Inakustik Atmos Air 123 QMM e banane Wireworld. La disposizione dei diffusori dopo vari prove è di circa 60cm dalla parete e di 3mt l’uno dall’altro. Angolate di circa 35°. Il punto d’ascolto a circa 5mt davanti ai diffusori in un salotto di 6mt per 7mt.


Sensazioni: suppongo solo oggi posso permettermi di dare un giudizio di valore su questi diffusori sulla base del mio ideale sonico. Da qualche giorno a questa parte hanno iniziato ad equilibrarsi e a proporre una scena sempre più precisa e lineare davanti all’ascoltatore. Fin da subito però quello che risultava palese rispetto ai miei canoni di riferimento sonoro era la sensazione di realtà che questi diffusori producevano. Oggi però, molti più di un mese fa, quello che risalta è la precisione con cui il driver delle alte frequenze riesce a ricreare una vera spazialità e direzionalità degli strumenti musicali coinvolti nella riproduzione. Nei primi momenti d’ascolto mi sembravano slegati dalla scena gli alti ed i bassi. Il tutto creava un vuoto nelle frequenze medie. Fortunatamente però man mano i medi hanno iniziato, ascolto dopo ascolto, ora dopo ora, ad apparire, amalgamandosi con il resto. Il basso dopo questo rodaggio risulta precisissimo, sobrio e veloce. Per veloce intendo che in molte incisioni di qualità risulta controllato a dovere e mai fuori scala.

 

L’esperienza d'ascolto brano per brano: ho deciso di prendere in considerazione solamente incisioni che a mio avviso reputo di qualità. Devo ammettere che non sono riuscito a trovare significative differenze tra files ALAC da 16bit e 24bit (da 44,100khz fino a 96,000khz). Penso e concordo con un certo Mark Levinson (intervista a SUONO settembre 2013) che non sia importante avere più di 44,100khz. Sono già abbastanza perché se una incisione è buona lo è sia da 16 bit e 44,100khz sia oltre e le differenze risultano difficilmente percepibili dal mio orecchio ma sopratutto dal mio cervello. "Il buon suono è un buon suono, il suono brutto è un suono brutto e basta, anche se le persone sono molto confuse se questo argomento. Ci sono due cose: quello che si sente e perché lo si sente. Ognuno può dire quello che sente, ma spiegare il perché è un altra storia…”. Detto ciò aggiungo io che una buona incisione è una buona incisione. Ma sopratutto una brutta incisione anche con mille rimasterizzazioni non può diventare una buona incisione. Quelle che ho scelto per questo test sono le mie incisioni di riferimento per voci femminili e maschili, singoli strumenti a fiato, a corda e brani d’insieme rock, blues, jazz e classica. Quasi tutti brani vecchi, pochissimi di recente incisione perché ad oggi tranne qualche particolare registrazione “ad hoc” la loudness war regna sovrana (vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Loudness_war).

Ogni brano sotto elencato ha qualcosa di distintivo e caratteristico secondo un mio canone di riferimento. 

 

VOCI FEMMINILI: il brano di Joni Mitchell “California” tratto dall’album “Blue” mette a dura prova le 580. La voce cresce esponenzialmente fino agli ultimi secondi della canzone quando dal cantato si passa ad un vocalizzo con un fade out del volume: qui la Mitchell rimane sempre presente con il suo cantato molto “alto” ma quasi sussurrato. Le 580 rimangono sempre presenti nonostante questa dinamica molto variabile nel corso della canzone. 

Non potevano mancare nei miei ascolti Diana Krall e Norah Jones con le loro incisioni a 24 bit molto simili per certi versi. La canzone “Departure Baby”, tratta dall’album The Girl In The Other Room, ed un classico come “Sunrise” tratto da Feels Like Home riprodotti dalle 580 mettono l’ascoltatore dinnanzi ad presentazione scenica importantissima e reale. Le rispettive band e l’ambiente in cui le voci sono immerse convincono per profondità ed ampiezza.

 

VOCI MASCHILI: per me esiste solo lui quando si parla della perfetta voce maschile. Nessun'altra voce maschile riesce, tra quelle che conosco, come quella di Faber nell’intento di “misurare” la precisione di un impianto. Abituato ad ascoltare la sua voce a casa da un amico con l’accoppiata Harbeth+Sudgen, temevo per il confronto con il mio setup.  L’immagine sonora di De Andrè in “Le acciughe fanno il pallone” da Anime Salve appare come ad un primo piano fotografico completamente “a fuoco”. Pensavo le 580, con il loro imprinting aggressivo, aggiungessero qualcosa di innaturale “deformando” la voce perfetta di questa incisione. Invece il “focus” lo si ottiene subito dai primi secondi anche con le 580. Devo ammettere però che il De Andrè ascoltato dal mio amico resta seppur di poco superiore grazie al timbro suadente e caldo riprodotto dalla Harbeth. Altro diffusore, altra filosofia più adatta a questo genere di riproduzioni. 

 

LIVE: L’Unplugged di Eric Clapton con la sua “Tears In Haven” rimane una delle migliori registrazioni live e proprio per questo le 580 interpretano al meglio il tutto con pulizia e nitidezza nei piani sonori degne del nome JBL. Il battito del piede di Clapton per dare il tempo all’inizio della canzone è di una realtà spaventosa.

Non è da meno quello che le 580 riescono a restituire, ricreando la sensazione da concerto nonostante non si tratti di concerto, grazie ad un album magnifico come “So” di Peter Gabriel. “In Your Eyes” è corposa, immensa sin dalle prime note. Il basso naturale, mai troppo, precisissimo. Il tutto, voce, batteria, basso e chitarra risulta amalgamato e presente come se la band fosse sul palco.

 

FIATI: lo ammetto, il sax è il mio strumento preferito. Enya in “On Your Shore” da Watermark, Hugh Masekela in “Abangoma” da Hope, Phil Collins in “All Of My life” da ...But Seriously e gli Steely Dan in “Gaucho” da Gaucho sono stati i miei brani analizzati. La naturale metallicità del sax risulta perfetta: merito della tromba e del driver a compressione. L’aria che ne esce è vera e corposa. Provare per credere.

 

ORGANO: l’organo è Emerson, Lake & Palmer. Il brano “The Barbarian” dall’album "Fanfare For The Common Man: The Anthology” rappresenta l’apoteosi di questo strumento per dinamica e briosità creando un rettangolo scenico di 16:9 sonori posti davanti all’ascoltatore. In altre parole Emerson con il suo Hammond nel proprio salotto di casa. Ho reso l’idea?

 

PERCUSSIONI: uno dei primissimi che ho ascoltato, appena collegati i diffusori, è stato “Friends” di Joan Armatrading dall’album Me Myself I. In questa registrazione chiara, semplice e d’impatto emerge la voce della cantante inglese progressivamente. Secondo dopo second le 580 dispongono la band davanti all’ascoltatore facendo apparire le percussioni veramente reali. Il 4/4 della canzone risulta tosto e nitidissimo. Un particolare che mi ha colpito in questo brano è il piatto ride così perfetto e preciso al minuto 1:27 sulla cassa sinistra. 

 

BAND: “High Hopes” dei Pink Floyd da Division Bell è da tempo il mio metro di misura per testare “l’impatto” che i diffusori riescono a restituire dopo qualche secondo del brano quando entra la campana assieme al basso ed agli altri strumenti. Prova superata! Quello che mi rimane incredibile è come due piccoli woofer da 165mm riescano e restituire in termini di punch e dinamica rendendo davvero emozionate la riproduzione di questo brano.

 

EFFETTI SONORI: la registrazione Q-sound “Amused to death” di Roger Waters è un caposaldo dell’effettistica associata al rock. Nel brano “Too Much Rope” si posso udire delle frustate, una carrozza con i cavalli che arriva da destra per poi scomparire a sinistra. Un auto da corsa che sfreccia davanti all’ascoltatore e molto altro. I suoni grazie alle trombe delle 580 provengono da tutte le parti della stanza con una incredibile precisione e localizzazione il tutto associato alla inconfondibile voce di Roger Waters e alle chitarre affidate a Jeff Beck. Solo con altri diffusori più costosi avevo riscontrato una cotale accuratezza e fedeltà nella riproduzione.

 

CLASSICA: premesso che il test per la musica classica è stato solo uno sfizio per smarcare anche questa tipologia di genere musicale devo ammettere che i violini nell’”Estate - Presto” di Vivaldi - The Four Seasons & 3 Concertos For Violin & Orchestra (Venice Baroque Orchestra) risultano coerenti e l’entrata di tutti gli altri strumenti cresce piano piano fino a far sfogare al meglio tutti i drivers delle 580. L’altro brano è stato "The Snow Maiden - Dance of the Tumblers" della Minnesota Orchestra / Eiji Oue tratto da una delle registrazione di HDTRACKS a 24 bit e 192,000khz. Il mio DAC però limitato a 96,000khz ha downgradato la frequenza. Allo stesso tempo le 580 rendevano sempre ammirevole ed incantevoli i trilli, gli stacchi ed i silenzi di questa perfetta incisione. Penso non sia però solo merito del DAC. Il “quid” è dato dai diffusori. Veri, sempre presenti, possenti ma delicatamente minuti quando richiesto..

 

Conclusioni: tutto quello che ho scritto è frutto di mie personalissime sensazioni. Penso che creare una recensione oggettiva sia qualcosa di inarrivabile. Sopratutto per il fatto che le variabili sono tantissime e dipendono da tutta la catena di elettroniche che si prendono in considerazione. Partendo dalle sorgenti arrivando all’amplificazione finale. In poche parole quello che hanno portato nella mia casa questi diffusori è stato il ricreare una connessione con la musica che amo. La musica va ascoltata con il cuore ed il cervello per rendere onore a questa sopraffine forma d’arte. Nient’altro conta.