TEAC T-1 VRDS CD TRANSPORT

Una delle tante meccaniche prodotte dal marchio giapponese, la Teac T1, è sicuramente la più basica tra quelle realizzate negli anni d'oro del CD, ricordiamo la P500, seguita dalla P700 e la P30, a mio avviso un vero capolavoro che posso asserire, avendole avute tutte e due, anche superiore  alla Esoteric P70.

La T-1 ricalca l'estetica del cd player Teac VRDS10 da cui prende tutto tanto che è difficile distinguere questi due apparecchi se non dalla sigla sul frontale.

Molto belli sono i tasti retroilluminati delle funzioni principali, il display è abbastanza luminoso da renderlo visibile in ogni condizione di luce, l'aspetto generale è quello di un apparecchio solido e ben costruito ma alcune criticità ne dimostrano la categoria entry level nel mondo dei player di Teac.

La prima economia riguarda il cavo di alimentazione, non staccabile, manca dunque la vaschetta IEC per il collegamento di un buon cavo staccabile.

Le uscite digitali sono solo due, la coassiale e la ottica, manca la AES/EBU xlr a 110ohm che su una meccanica pura ci sarebbe stata bene, così come la AT&T per il collegamento a qualche dac Wadia dell'epoca di questo transport che, nel 1998, costava la bellezza di 1.800.000 lire!

Economici sono anche i piedini di appoggio, in plastica leggera, ma dove stupisce è sicuramente nella costruzione interna.

Tutto appoggia su una lastra di metallo ramato di buono spessore e rigidità, sotto il coperchio superiore, fissato con 10 brugole e rondelle in plastica, una volta tolto, troviamo un altro coperchio che protegge la meccanica, pur visibile da un'apertura.

Tolto anche questo secondo coperchio ci troviamo davanti a tre sezioni ben distinte tra loro, così come visto anche sul Teac VRDS 25x.

A sinistra la parte dedicata all'alimentazione e filtraggio della corrente, al centro la meccanica VRDS in una delle sue versioni più economiche (tanto che qualcuno la definisce fake VRDS) ed a destra la scheda madre con i circuiti logici e di controllo.

Il cassetto è in plastica, molto leggera, nulla a che vedere con quello del citato VRDS25x, ma non troppo dissimile da tante meccaniche Philips, Denon o Sony. Anche il castello che sormonta il sistema V.R.D.S., che ricordiamo significa Very Rigid Disc Clamping System, è di plastica in luogo dell'alluminio, ma la rigida ossatura credo faccia il suo lavoro.

Questa meccanica, tra i tanti che l'hanno presa per i propri cd player, compare perfino sul Wadia 860, una macchina che costava come un'automobile alla fine degli anni '90! per cui direi che definirla "fake VRDS" sia davvero improprio.

Sul modello in mio possesso è stato eseguito un upgrade del circuito di clock, sicuramente una modifica Lampizator, ma non ne sono sicuro avendolo acquistato di seconda mano, in ogni caso una cosa buona oltre che costosa, a detta di chi la realizza, in grado di elevare notevolmente le mediocri caratteristiche di quello originale.

Per chi volesse saperne di più ecco il link: 

 

http://www.lampizator.eu/lampizator/references/TEAC-T1/VRDS-T1.html

Richiuso tutto e collegato al mio impianto principale, ho utilizzato l'uscita ottica per prelevare il flusso digitale da inviare al mio dac, in questo momento quello interno al Cocktail Audio X45pro a cui ho collegato anche l'altra macchina Teac in mio possesso, la citata VRDS 25X, all'ingresso coassiale.

Mi rimane difficile trovare grosse differenze tra le due macchine e se mai le riuscissi anche a sentire, probabilmente originerebbero dalla differenza di cablaggio. Dovrei dotarmi di un dac con più ingressi e di due cavi uguali per fare la vera prova regina, ascoltando lo stesso cd, magari anch'esso in duplice copia, simultaneamente dalle due meccaniche per sentire le reali differenze tra l'una e l'altra.

In ogni caso, dato che il cd è passato in secondo piano rispetto alla musica liquida ed al vinile, credo che ogni audiofilo debba comunque conservare un cd player o una meccanica e questa Teac T-1, sicuramente il suo lavoro lo fa bene, la robustezza non manca tant'è che questo esemplare ha l'età di mia figlia che è del 1999 e non perde un colpo, se abbinata ad un buon dac può ancora regalare ore ininterrotte di musica. 

I ricambi si trovano facilmente, il laser è un classico Sony, le cinghie sono tra le più diffuse per cui nessun problema di manutenzione negli anni a venire. 

Chissà, magari il destino del CD sarà quello del vinile e magari tra una ventina d'anni ritornerà prepotentemente come è accaduto per il vinile e chi avrà conservato sia lettori che software, si troverà un bel patrimonio.